Un Luogo Comune

per non dare nulla per scontato

Archive for the 'Senza categoria' Category

04 agosto
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Estetica, Anestetica

Aghi di pino,

fotografie,

ossi di seppia,

strade appassite,

alberi visti dal basso.

 

Di caldo si muore,

di domenica si muore,

d’amore si muore.

 

11 novembre
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Così per fare

16 maggio
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Protetto: Stella

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23 aprile
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Incontro

E fu il vuoto.

E fu il nulla.

E fu il pianto.

E il pianto alzò da sé lo sguardo,

e quando urlò, finalmente

il Grido esplose nel buio.

 

E fu luce.

E fu un altro.

E l’Altro ama,

ancora.

25 gennaio
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Ecomostro

Ha bruciato le foreste,

soffocando respiri di vita,

anziana, ma fresca.

Ha colorato di chimica

la brina del mattino.

Ha contaminato di morte

l’acqua cristallina del mare.

Eravamo al parco e

ci ha scortato in un centro commerciale.

Perché non ci poteva controllare.

Ci ha sedato con una scossa elettrica

mentre nuotavamo

– felici.

Ci ha sparato ferendoci a un’ala

mentre volavamo

– felici.

Ci ha tolto un dono

che ci faceva

– felici.

Ma lo abbiamo già fermato

perché non può venderci

– la Felicità.

25 gennaio
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Attentato

Ho preso un po’ del

mio tempo preconfezionato

per sdraiarmi fuori

e la mia mente lasciar

volare

Oltre a ciò che voi vedete

oltre a ciò che voi sentite.

Ho sentito un fringuello chiamare

rabbie millenarie.

Ho sentito la città

esplodere.

Ho visto l’azzurro

distruggere i vetri

e ricordarmi

l’infinito.

Ho sentito l’anidride carbonica

soffiata lontano dal vento

del sud.

Chiudo gli occhi,

un’immagine,

ma senza uno sguardo

torno tra

le mie mani.

E rientro.

21 gennaio
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Traffico aereo.

Penso che
qualcuno abbia sbagliato i conti
penso che
abbiamo parlato di tutto,
ma non abbiamo parlato di niente
penso di
aver perso il punto della questione

La questione

Perché la pensiamo tutti in modo diverso,
ma amiamo tutti allo stesso identico modo.
E soffriamo,
perché siamo vivi,
perché ci siamo.

E gli aerei intrecciano le scie

 

 

Ciao,

au revoir.

07 dicembre
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Quotidinamente* Naturalisticamente cittadino

Vi propongo oggi delle foto scattate girando per il quartiere, è bello notare alcuni piccoli dettagli di bella natura in un contesto che sembra soffocarla, la città. “Buona visione”! 😉

09 ottobre
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Ore da 57 minuti.

Mi alzo alle 6:31, non so se quell’uno è lì per portarmi fortuna o perché sfoga il mio ipotetico e insano disadattamento sociale represso, comunque la mattina mi piomba nelle orecchie con un fottutissimo “bip-bip” crescente. Prendo con una manata i vestiti sulla sedia e via nel bagno. Mi siedo per terra, mi vesto e mi lavo con una lentezza da vecchio. Ogni tanto riemergo dal torpore e alzo gli occhi all’orologio, minchia sono già le sette! Scatto giù dalle scale con i capelli spettinati e mi scaldo il latte finché non è a temperatura ambiente. Ci sbatto dentro del caffé qualche cereale, oppure biscotti della mulino bianco confezionati in tenere confezioni che mi ricordano che faccio colazione da solo e non allegramente con la mia famigliola carina carina. Nel frattempo che mastico l’ultimo boccone mi sto già allacciando le scarpe, pettinando i capelli con la mano  e lavandomi i denti: comunque non riesco ad arrivare puntuale fuori casa dove mi aspettano il Bounty e il suo scazzo mattutino. Prendo qualche pullman e comincio a svegliarmi: 8, 10, funicolare in alternanza a 8, 1, eccetera. Gli alberi sfrecciano fuori dai finestrini, Città Alta è impaziente. Il Sarpi respira, ormai affannatamente, ma respira. Il tempo passa, fuori dall’aula gli alberi s’ingialliscono, la luce è più fioca, mi perdo e mi ricerco frettolosamente in ore da cinquantasette minuti. Qualcuno finanzia le macchinette, qualcuno si annega nel tè o nella piscina del seminario, la lavagna sniffa gesso e ormai è dipendente. I turisti vanno in terrazza, tutto è maledettamente confuso. Ma ecco: fuori dalla finestra il panorama, la pianura padana si sveglia piano piano, Bergamo sta già lavorando in qualche cantiere, il sole è lontano, ma più vicino che mai. Sento il rumore delle foglie che cadono, sento i discorsi dei poveri, sento che sono vivo, in ore da 57 minuti.

21 giugno
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Non pensavo si potesse essere tanto stanchi.

Estate. Sole. Caldo. Parole singole e poi un punto per sentirsi più fighi. Dopo una giornata di CRE, che è dura da definire “giornata” in quanto risulta più come una “stupenda tortura”, passata a rincorre bambini urlanti molto più forti di me, sono chiuso nella mia tana, illuminato dal monitor a scrivere sulla mia tastierina dei Cinesi sette euro e via. Dire che sono distrutto è veramente dire poco. Ho raggiunto quello stato di stanchezza nel quale (per fortuna) il corpo regge ancora, anche se ogni movimento provoca un dolorino nervoso, ma la stanchezza psicologica è tale da non riuscire ad avere rapporti umani superiori al saluto. Mi riduco a un’assonnata osservazione delle cose quotidiane, a maledire facebook per aver censurato il mio sito dichiarando ogni link ad esso “offensivo”, ad aspettare l’imminente arrivo del “regno animale” e sbattere la testa contro la scontentezza di fondo che abbiamo tutti. Così, vi lascio,o lettori immaginari.