Un Luogo Comune

per non dare nulla per scontato

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13 aprile
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Tu prova a stare mezzora nel nulla

A Minneapolis, negli Stati Uniti, ci sono gli Orfield Labs, e in questi Orfield Labs c’è uno speciale spazio: la anechoic room, stanza anecoica. “Anecoica” vuol dire che è costruita per assorbire il suono e non rifletterlo, come fa quasi ogni oggetto della nostra vita quotidiana. Le procedure per annichilire ogni suono esterno od interno alla stanza sono queste: la camera ha una doppia muratura (una stanza dentro una stanza), la più  interna è isolata con uno strato di fibra di vetro spesso un metro e le pareti sono tappezzate con delle forme tridimensionali in schiuma sintetica capaci di assorbire il 99% del suono. Si è calcolato che la rumorosità di fondo in questa stanza è di -9,4 decibel, tenendo presente che 0 decibel è la soglia minima udibile dall’essere umano. Questo ha permesso alla stanza anecoica degli Orfield Labs di essere eletta nel 2008 “il luogo più silenzioso del mondo”, entrando nel Guinness dei Primati.

La stanza serve a testare alcuni prodotti elettronici prima di metterli in vendita, a sperimentare, a registrare (ci ha suonato Bob Dylan, ho letto); ma questa storia mi ha stupito per un altro motivo. Varie persone, giornalisti o curiosi, hanno provato ad entrare nella stanza, soli e al buio, per vedere quanto sarebbero resistiti in quella pace assoluta. Nessuno, nessun essere umano, è riuscito a rimanerci per più di 45 minuti.

Per prima cosa inizi ad avvertire il battito del tuo cuore, i rumori dei tuoi organi, poi, quando sei lì dentro già da un po’, inizi ad avere varie allucinazioni, che, si può facilmente supporre, ti conducono alla follia. Come sono venuto a sapere di questa cosa, la mia prima reazione è stata la curiosità, la voglia di provare, di dimostrare di avere abbastanza pensieri per rimanere là, solo con me stesso, più di tutta quella gentaglia che non è riuscita, perché troppo debole. Beh, stronzate. Ho poi capito che, in realtà, gran parte dei signori che hanno avuto la possibilità di mettersi alla prova là dentro sono ben più forti fisicamente ed intellettualmente stabili di me. Dunque, cos’è che rende difficile la coesistenza di silenzio assoluto e senno? Perché iniziano a palesarsi allucinazioni? Perché è difficile stare là dentro? Qual’è il mistero della stanza anecoica?

Devo dire che questa cagata mi ha preso pensieri random per un po’ di giorni e devo dire di essermi ritrovato più volte nel letto, con gli occhi spalancati nel buio, ad immaginarmi improvvisamente solo nella lontana stanza maledetta. Ebbene: sono giunto ad una conclusione. Ciò che rende così affascinante la camera anecoica è il fatto che, là dentro, si ha la più vivida esperienza possibile di annullamento sensoriale. Non è solo il silenzio a condurre alla follia, ma il distacco dell’uomo dalla realtà tutta. L’udito è semplicemente uno dei sensi più difficili da mettere a muto, insieme al tatto. Puoi chiuderti gli occhi, la bocca, il naso, ma le orecchie sentiranno sempre una sirena in lontananza, il cane dei vicini, tua madre che parla, il flusso dell’aria o del sangue. Ritrovarsi all’improvviso nel buio più totale, senza alcun suono percepibile, con il solo riferimento tattile dell’essere fermi è un elementare distacco dell’uomo dalla realtà.

Dunque, le esperienze degli audaci nella camera anecoica sono la prova che l’uomo ha un bisogno carnale di essere in una condizione, in uno spazio, in un tempo… l’uomo ha un bisogno fisico di realtà. Ritrovarsi soli con i propri pensieri, senza il supporto della realtà, porta  inesorabilmente al tuffarsi nella realtà fittizia della nostra mente, che viaggia portandoci prima a vivere le allucinazioni (quindi a creare nel nulla proiezioni di noi stessi) e poi alla follia, ovvero all’alienazione: la nostra mente, senza nulla da vivere, si rifugia in sé stessa. Che brividi!

Quanto sono grato di essere costantemente immerso nelle cose! Quanto sono grato di non essere separato da ciò per cui sono fatto: il reale! La camera anecoica mi ha insegnato l’importanza del rapporto con il mondo. L’individuo, lontano da tutto, muore, ne muore la cognizione, l’intelletto che beve ininterrottamente alla fonte dei sensi, o, meglio ancora, alla fonte della realtà. Che sia dunque la realtà a parlare, a prevalere e non la folle e fragile mente dell’uomo, destinata a divenire nulla in mezzora di nulla.

 

22 marzo
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19.72 (di Paolo Bontempo)

Sconosciuto che vaghi,

fra i campi d’Olimpia,

coi calzoni alzati,

e il volto crucciato,

tu sei già arrivato,

mentre io mi affanno,

per arrivare primo.

 

05 marzo
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AAA: Articolo tanto per (di Paolo Bontempo)

Pubblico un articolo in cui l’amico Paolo da il meglio di sé in quanto a forma e stile.

Questo è un articolo tanto per. Questo è un articolo universale, nel senso che non lo è. Il fatto è che ogni tanto ci convinciamo del fatto che tutto debba avere senso, anzi non è vero sto generalizzando ma se non si universalizza si muore causa un empirismo espresso con una sorta di rigore materialista nel tentativo di nascondere un idealismo soggettivo che non permetterebbe uno sviluppo normalizzato del programma, quindi della vita, cioè dell’oggetto.

Se avete cercato un senso a questa frase avendo fiducia nella mia retorica rimarrete delusi da questo “rimarrete delusi”. Volevo solo dimostrare di non volere dimostrare praticamente nulla. È abbastanza inutile indurre a dedurre senza una razionalizzazione Deodatiana delll’affermazione. Voi state pensando oooo quale sfoggio di cultura, chissà quale grande filosofo doveva essere questo Deodato, in realtà ririmarrete delusi dal fatto che Deodato è un regista.

Il cannibalismo non è un male se i soggetti in questione sono erbivori, il problema insorge al sorgere di una domanda che potrebbe far crollare ogni qualsivoglia incertezza in campo medico astronomico austroungarico. Il credere vero e rinomato il proprio lavoro estraendo l’orrido dall’orribile è un egoismo bello e buono se intrinseco fuori dal personaggio interpretato.

Se esponessimo una questione dalla fine non ne verremo più a capo, e gli dei dei Deidi, nota popolazione inventata, credo che si adirerebbero per l’aridità e la siccità delle loro scarne parole. Vuoi mettere una seduta spiritica con un alzata di ingegno per rendere più risibile il mondo deapud ossia depresso. Se al giuoco dell’oca giocassero due papere si creerebbe un paradosso di dimensioni paradossali se paragonati a un topino da biblioteca, poiché la Tiraboschi non è che attira foreste.

Avete perso tempo a leggere tutto questo, non c’è uno scopo, non c’è un intento, è un passatempo, è un passatempo. Ed è pure bello, ed è pure bello.

15 ottobre
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Preghiera

Roma, quindici ottobre 2011. Tantissime persone si riversano nella capitale per manifestare contro alla crisi, contro alla risposta che è stata data alla crisi dai potenti, contro alla logorìa di questo decennio. La cosa migliore ce poteva capitare: un sintomo di vita in un mondo morto, zaino in spalla e via, a ricostruire ciò che più è andato in crisi: l’uomo. Nella prima mattinata tutto a posto, si cammina, si sfila, si balla, si sta in allegria, si sta insieme, armati solo di domande. Poi ecco quello che non doveva capitare. Le ali a destra e a sinistra del corteo corrono nelle strade, al centro c’è fibrillazione, sta succedendo qualcosa di sbagliato. Dei bastardi incappucciati si sono uniti, non hanno urlato, non hanno parlato, hanno solo fatto. Vetrine martellate, auto esplose, feriti in strada, la polizia s’innervosisce. Il resto è caos, e il caos non si può raccontare. Il caos c’è e basta e non ha giustificazioni, se non quella della sua presenza stessa, che non fa che creare un circolo vizioso senza fine. Volti senza nome, o meglio felpe nere senza contenuto, provenienti da nessun posto , bastardi senza vita, pagati da chissachì per chissà quale fine, hanno rovinato tutto. Hanno massacrato gli intenti di un popolo, hanno fatto fare la solita figura di merda all’Italia e la cosa più sconcertante è che l’hanno fatto senza alcun motivo. Io mi chiedo come può l’uomo, davanti a qualcosa di terribile e drammatico come il periodo che stiamo vivendo, rispondere senza pietà. Come 100 bastardi riescono a fare quello che fanno senza ricordarsi di essere uomini, prima che black bloc. Questo è il dramma, quello della fragilità dell’uomo. E davanti a questo dramma non posso che pregare, che chiedere l’aiuto del Dio degli spietati, il Padre di tutti i bastardi, colui che ha dato la vita anche per loro, il Signore dei cortei, il Cristo delle violenze , lo Spirito del non-senso. “Signore, perdonali e aiutami a perdonarli, donami questa grazia. Perché non sanno quello che fanno”

16 settembre
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Il paese è in agonia e lentamente muore ogni umanità.

“Che l’Italia va a picco l’hanno capito tutti, perciò bisogna preparare qualcosa di alternativo: la Padania”. Lo afferma il leader della Lega Umberto Bossi. “Abbiamo visto quel che é accaduto al giro della Padania ma certi passi vanno fatti in favore della storia, quando la storia lo permette, altrimenti c’é il caos e si crea una guerra inaccettabile. Sapevamo che sarebbe finita male” aggiunge Bossi dopo che i militanti hanno urlato ‘secessione, secessione’. Queste le testuali parole del sito Ansa.it. Solo notizie, ma che colpo pesante quando le ho lette. Mettono davanti a una realtà, una realtà che incombe sulle nostre teste, la reale crisi del paese. Il rischio di qualche conseguenza “seria”, ad esempio il famoso “crack” dell’Italia; notizie che spaventano, ma che sono più vicine che mai, anche se non sembra. Non basta una Pseudo-manovra (“Pseudo” è usata nel senso concreto della parola, dall’omofona greca “falso”) economica del governo, c’è bisogno di sacrifici, sacrifici di ogni singola persona. Ultimamente si sente spesso gente protestare “tagliamo gli sprechi” (che mi chiedo come siano rintracciabili, essendo la maggior parte nel “sottobosco” economico) a cui risponderei “parti dai tuoi sprechi”; “facciamo pagare l’ICI alla Chiesa” (e quindi a tutte le organizzazioni no-profit d’Italia) a cui ribatterei volentieri “comincia a vedere quello che puoi fare tu per il tuo paese”. Ma i problemi non partono solo dal “basso” : mi chiedo dove siano tutti i ricchi imprenditori, tutti i “signori Ladri”, tutti i potenti abbienti, mi chiedo dove sia la loro umanità, di fronte a un paese in profonda crisi, non sentono la necessità di aiutarlo, non sentono la necessità di rinunciare, parafrasando Gaber,  “a un castello di trentasei che loro ne hanno”?

In questa drammatica situazione non manca chi, come l buon Bossi, invece di rimboccarsi le maniche e invitare i suoi fautori a fare altrettanto, fugge in una proposta meschina, egoista, spietata e indifferente: via l’italia, via la crisi. La crisi, sì, che dobbiamo ricordare, essere, prima che economica, personale, sociale, umana.

Arrivederci, “venticinque lettori” (che sono anche tanti)

13 aprile
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Libri che fanno diventare i giovani comunisti.

Sembra assurdo, ma è così. Infatti il deputato Gabriella Carlucci ha dichiarato che dietro alla maggior parte dei libri di storia si cela una “subdola tecnica per formare una generazione che voti a sinistra”.
Mi sembra una situazione di fazione diversa ma concetti analoghi alla vicenda che riguardava la denuncia dello stato italiano poichè “minava la libertà religiosa degli studenti esponendo il crocefisso nelle aule scolastiche”. Come se il crocefisso ipnotizzasse gli studenti musulmani o atei obbligandoli alla conversione (ci aggiungerei una musica da film horror) o come se gli studenti stessi fossero tanto ignoranti da non rendersi conto dell'”imparzialità” dei libri di storia.
La domanda che mi sorge spontanea è: ma qualcuno ha pensato agli studenti? Qualcuno non si rende conto che sono loro i soggetti di questi dibattiti?