Presenza nel momento
Torbidi venti muovono
le poche pallide nuvole timide;
Il sole fa brillare di riflessi incandescenti
i rami del vecchio pino;
La neve si scioglie
come tutto si scioglie,
come la Morte tra le foglie;
Gli uccelli si scagliano nell’aria
sagome di libertà controluce;
Il cielo chiaro mi parla
di epoche lontane.
Sono fatto per essere qui, ora.
Tracce dovunque
Svettano le antenne
tranquille.
Proiettano onde di vento
tra i rami pesanti degli alberi.
Il tramonto già le inonda
di luce colorata,
scintillano nelle radiazioni,
captano segnali di attesa
nel silenzio,
Sig.na
Quanti anni devono ancora passare,
signorina Utopia?
Quanti fiori appoggiati in sogno,
nella piovigginante città che dorme?
Quante ore, quante figure, quante sagome,
che sono, ma non sono?
Quanti minuti tra me e lei,
signorina Utopia?
Il giorno dopo la nevicata
“La situazione è stata mantenuta sotto controllo
la viabilità è ottima,
i mezzi spargisale hanno lavorato
tutta la notte”
Faccio scorrere le parole
tra le mani.
La neve grigia ai bordi delle strade
brilla in una coperta di grigio.
Fa freddo, ma c’è il sole.
E i tetti pallidi tacciono,
e i fumi grigi s’innalzano,
e le scarpe si sporcano,
e gli alberi non si muovono.
E scrivo di nascosto
E respiro.
Prima Neve
Frammenti d’Avorio
in ordine caotico
seguono una geometria insondabile
disegnano segmenti di luce nel grigio,
volano leggerissimi sedotti dal vento.
Fulminei in una direzione,
poi soavi verso il suolo;
lasciano sugli alberi scuri
polvere di morte,
segatura di vite mancate.
Poi lievi sulle guance delle ragazze
fanno stringere loro gli occhi
e le fanno sorridere nel freddo ricordo
di un’estate lontana.
Gentil ascoltare.
Non pensavo si potesse essere tanto stanchi.
Estate. Sole. Caldo. Parole singole e poi un punto per sentirsi più fighi. Dopo una giornata di CRE, che è dura da definire “giornata” in quanto risulta più come una “stupenda tortura”, passata a rincorre bambini urlanti molto più forti di me, sono chiuso nella mia tana, illuminato dal monitor a scrivere sulla mia tastierina dei Cinesi sette euro e via. Dire che sono distrutto è veramente dire poco. Ho raggiunto quello stato di stanchezza nel quale (per fortuna) il corpo regge ancora, anche se ogni movimento provoca un dolorino nervoso, ma la stanchezza psicologica è tale da non riuscire ad avere rapporti umani superiori al saluto. Mi riduco a un’assonnata osservazione delle cose quotidiane, a maledire facebook per aver censurato il mio sito dichiarando ogni link ad esso “offensivo”, ad aspettare l’imminente arrivo del “regno animale” e sbattere la testa contro la scontentezza di fondo che abbiamo tutti. Così, vi lascio,o lettori immaginari.