Un Luogo Comune

per non dare nulla per scontato

25 febbraio
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22 febbraio
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Presenza nel momento

Torbidi venti muovono

le poche pallide nuvole timide;

 

Il sole fa brillare di riflessi incandescenti

i rami del vecchio pino;

 

La neve si scioglie

come tutto si scioglie,

come la Morte tra le foglie;

 

Gli uccelli si scagliano nell’aria

sagome di libertà controluce;

Il cielo chiaro mi parla

di epoche lontane.

 

Sono fatto per essere qui, ora.

 

 

22 febbraio
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Tracce dovunque

Svettano le antenne

tranquille.

Proiettano onde di vento

tra i rami pesanti degli alberi.

Il tramonto già le inonda

di luce colorata,

scintillano nelle radiazioni,

captano segnali di attesa

nel silenzio,

 

 

20 febbraio
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Sig.na

Quanti anni devono ancora passare,

signorina Utopia?

Quanti fiori appoggiati in sogno,

nella piovigginante città che dorme?

Quante ore, quante figure, quante sagome,

che sono, ma non sono?

Quanti minuti tra me e lei,

signorina Utopia?

 

04 febbraio
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Il giorno dopo la nevicata

“La situazione è stata mantenuta sotto controllo

la viabilità è ottima,

i mezzi spargisale hanno lavorato

tutta la notte”

 

Faccio scorrere le parole

tra le mani.

La neve grigia ai bordi delle strade

brilla in una coperta di grigio.

Fa freddo, ma c’è il sole.

E i tetti pallidi tacciono,

e i fumi grigi s’innalzano,

e le scarpe si sporcano,

e gli alberi non si muovono.

E scrivo di nascosto

 

E respiro.

 

31 gennaio
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Prima Neve

Frammenti d’Avorio

in ordine caotico

seguono una geometria insondabile

disegnano segmenti di luce nel grigio,

volano leggerissimi sedotti dal vento.

Fulminei in una direzione,

poi soavi verso il suolo;

lasciano sugli alberi scuri

polvere di morte,

segatura di vite mancate.

Poi lievi sulle guance delle ragazze

fanno stringere loro gli occhi

e le fanno sorridere nel freddo ricordo

di un’estate lontana.

 

Gentil ascoltare.

 

 

 

21 giugno
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Non pensavo si potesse essere tanto stanchi.

Estate. Sole. Caldo. Parole singole e poi un punto per sentirsi più fighi. Dopo una giornata di CRE, che è dura da definire “giornata” in quanto risulta più come una “stupenda tortura”, passata a rincorre bambini urlanti molto più forti di me, sono chiuso nella mia tana, illuminato dal monitor a scrivere sulla mia tastierina dei Cinesi sette euro e via. Dire che sono distrutto è veramente dire poco. Ho raggiunto quello stato di stanchezza nel quale (per fortuna) il corpo regge ancora, anche se ogni movimento provoca un dolorino nervoso, ma la stanchezza psicologica è tale da non riuscire ad avere rapporti umani superiori al saluto. Mi riduco a un’assonnata osservazione delle cose quotidiane, a maledire facebook per aver censurato il mio sito dichiarando ogni link ad esso “offensivo”, ad aspettare l’imminente arrivo del “regno animale” e sbattere la testa contro la scontentezza di fondo che abbiamo tutti. Così, vi lascio,o lettori immaginari.