Un Luogo Comune

per non dare nulla per scontato

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20 giugno
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Crisi

“Sto vivendo una crisi e una crisi è nell’aria ogni volta che mi sento solo, so che rimarrò distratto per un po’” così si può riassumere quella sensazione improvvisa di vuoto da colmare che ci assale quando un geniale fattore esterno ci colpisce. Il sole, crisi. La solitudine ritagliata in un angolo di edificio, crisi. La tranquillità di un prato, crisi. Così un oggetto, un momento si materializzano attraverso il sentimento dentro di noi, e una cosa del genere procure un sacco di energia che impieghiamo per pensare, per perderci nei ragionamenti più contorti e realizzare principi partendo da osservazioni concrete. Così “molto spesso una crisi è tutt’altro che folle, è un eccesso di lucidità” e quando finisce il fiume in piena del nostro pensiero si secca quasi del tutto, all’improvviso, eppure ogni volta rimangono i cardini dei nostri pensieri, le conclusioni logiche o qualcosa di scritto o dipinto, nel fiume c’è sempre dell’acqua in più, perciò “Sta finendo la crisi e ogni volta che passa una crisi resta qualche traccia”. Perdiamoci nelle crisi, non permettiamo alla nostra mente di lavorar sempre mediocremente, viviamo eccessi di lucidità. Apriamoci ad ogni momento che ci può mandare in crisi.

11 giugno
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Umidità.

Odore di umidità, forte, avvolgente.
Stordisce e non fa sentire il freddo.
Nelle orecchie bambini che parlano,
l’irrealtà produce una goccia che cade da un tubo.

Nessuno mi vede, ma sorrido.

10 giugno
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Indifferenza [Cassandra – Giugno 2011]

“È nell’indifferenza che un uomo, un uomo vero, muore davvero” grida una canzone del gruppo Underground contemporaneo Il Teatro Degli Orrori, ponendoci davanti ad una parola sola e attribuendole un significato enorme, addirittura potere di vita o di morte nei confronti degli esseri umani. Ma cos’è l’indifferenza? Enciclopedicamente si potrebbe rispondere dicendo che Indifferente è chi non ha una reazione davanti a fatti, persone o avvenimenti e questa risposta, questo dato di fatto, per quanto possa apparire banale è veramente qualcosa di terribile.
Non avere una reazione non vuol dire soltanto non prendere posizione, ma rimanere vuoto, senza una parte di sé stessi: il sentimento. Senza quella domanda, quel desiderio che nasce spontaneo, per natura, all’interno di noi quando un qualsiasi fattore esterno entra nella nostra quotidianità, diventiamo dei miserabili e deprimenti vecchi cinici, diventiamo l’esatto opposto del tipo di persone che la nostra natura di uomini, e in particolar modo di giovani, ci porta ad essere.
Sembra qualcosa di lontano, qualcosa che non ci riguarda, ma l’indifferenza è sempre più viva in mezzo a noi; essa ci è imposta dalla società egocentrica, secolarizzata e perversa che abbiamo generato, la quale tende a soffocare il desiderio, l’inquietudine (basta pensare a come il nostro “benessere” sia ormai a livelli così alti); stanno nascendo generazioni attente a questioni assolutamente vane, vuote.
Non voglio fare il moralista, ma far notare come diminuiscano i giovani interessati di attualità e cultura e, piano piano, aumentino i menefreghisti, gli indifferenti appunto, che si accontentano di marchi, immagine e denaro. Fortunatamente la nostra scuola è forse una delle “culle” in cui tentiamo di mantenere un certo modo di porsi davanti alla realtà, anche se, nonostante ciò, non siamo immuni al mondo in cui viviamo, basta pensare che Cassandra è sempre meno seguito (eccezion fatta per Ipse Dixit e Terza Pagina).
Per questo l’Indifferenza non è soltanto un problema sociale che riguarda la politica e l’arte, ma una drammatica situazione umana: anche individualmente siamo troppo più spesso indifferenti, davanti all’affetto, davanti alla bellezza, davanti ai rapporti con le persone, abbiamo perso la capacità di renderci conto di molte cose, di esaminare la realtà e noi stessi, direi con linguaggio religioso, la capacità di “pregare”.
Dunque, ragazzi, propongo di non lasciarci sconfiggere, di prendere in mano noi stessi e gli altri, magari meno attenti, e mantenere viva la domanda, il desiderio, l’attesa, l’inquietudine e la propensione all’Infinito. Viviamo! Viviamo con gli occhi spalancati, vigili, non dobbiamo accontentarci, non basta! Non ci deve bastare!

Un imprevisto
è la sola speranza. Ma mi dicono
che è una stoltezza dirselo.
(Eugenio Montale, Prima del viaggio)

03 giugno
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Nun te reggae più – Dedicata agli ultimi giorni di scuola!

Essì sta per finire, ma che fatica! Per rallegrare i promossi e incoraggiare i bocciati (ance solo in una materia!) per voi… Rino Gaetano!

22 maggio
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Prima Del Viaggio – Eugenio Montale

Prima del viaggio si scrutano gli orari,

le coincidenze, le soste, le pernottazioni

e le prenotazioni ( di camere con bagno

o doccia, a un letto o due o addirittura un flat);

si consultano

le guide Hachette e quelle dei musei,

si scambiano valute, si dividono

franchi da escudos, rubli da copechi;

prima del viaggio si informa

qualche amico o parente,si controllano

valigie e passaporti, si completa

il corredo, si acquista un supplemento

di lamette da barba, eventualmente

si dà un’occhiata al testamento, pura

scaramanzia perché i disastri aerei

in percentuale sono nulla;

prima
del viaggio si è tranquilli ma si sospetta che

il saggio non si muova e che il piacere

di ritornare costi uno sproposito.

E poi si parte e tutto è OK e tutto

è per il meglio e inutile.

E ora che ne sarà

del mio viaggio?

Troppo accuratamente l’ho studiato

senza saperne nulla. Un imprevisto

è la sola speranza. Ma mi dicono

che è una stoltezza dirselo.

24 aprile
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La Canzone del Riformatorio – Baustelle

Veramente fantastica. Una canzone che chiede: tutto ciò che cerchiamo da adolescenti ci basta? Dura per sempre? La verità è che molte cose che pensiamo importanti sono effimere.
httpv://www.youtube.com/watch?v=F8NcEr2Z-6U&feature=player_embedded
‎”Amore tra cinque anni dove andrò? Tu chi sarai e chi saremo noi? Fuori dal riformatorio, le vite perdute come gioia, passate per sempre come moda; cos’è che ci rende prigionieri?”

15 aprile
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Spedire gratuitamente questioni irreversibili.

Mi piacerebbe piombare giù dalle grondaie,
come la pioggia che scorre.
Mi piacerebbe essere lanciato velocemente
come un dardo avvelenato,
Mi piacerebbe venir spedito da un paese lontano,
venir aperto da mani curiose.

30 marzo
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27 marzo
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Buio e Pioggia

Piove, piano, come se le nuvole si vergognassero
di essere ancora qui, in primavera.
Buio, interrotto a fasci dai lampioni bagnati.
Line grigie fendono l’aria.
Seduto ascolto il silenzio,
è tardi.

06 febbraio
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Jesus!

Rivedendolo non ho resistito a farvelo sentire.