Fenomenologia delle feste da liceali
Primo approccio con la casa deserta dei parenti dei vicini di chi dà la festa: positivi. È abbastanza piccola, ma lascia possibilità di scoperta di spazi ulteriori, oltre alla sala principale dove sono posizionati una piccola consolle e due casse di potenza medio-alta. Inizia la playlist: dalle zarrate di serie Z si passa ad una House leggermente più passabile, poi ancora le tarrate più in voga al momento, tipo MTV remixata. In realtà anche l’ambiente è tipo MTV remixato. Lucine improvvisate e lampadari a bassa intensità. La musica non è ancora troppo alta, si può far conoscenza dei personaggi.
La prima, inevitabile, onnipresente ed inesorabile è la ragazza bisognosa di attenzioni. Ce n’è sempre una, che tu sia ad una festa come questa o che tu sia a giocare a tombola in oratorio. Finge di essere ubriaca dopo mezza birra, ti comunica la finta ansia più idiota che le passa per la testa e tu (dannazione) te la ricorderai per questa finta ansia, non per il suo nome o per come è vestita, ma solo per come finge di atteggiarsi. Il massimo dialogo che avrai con lei sarà del tipo “Ciao, io sono strana per questo… uoo”, “Sì anch’io sono strano, ma per quest’altro… uoo”. Insomma, un’accozzaglia di non-senso.
La seconda, altrettanto onnipresente, è la ragazza che è stata invitata, ma si è portata dietro la ragazza bisognosa d’attenzioni sopracitata e adesso non se ne stacca più. Non è assolutamente possibile ricordarsi nulla di lei, se non che lanciava occhiate ridicole al tuo amico. Per il resto totale indifferenza.
Il terzo, il diggèi con l’accento milanese che tiene sott’occhio la situa, uè. Cioè, lui mica è qui per divertirsi o perché è stato invitato, lui è superiore, cioè, senza di lui sareste tutti a casa a guardare una fiction. Magari su MTV.
Il quarto, il socio del diggèi. Cioè, lui è il più faigo dei faighi, per questo ha il diritto di stare dietro la consolle e andare in mezzo alla sala solo quando gli scappa, per il resto non ha utilità alcuna, ma viene ugualmente lodato quando porta l’alcool. Perché siamo mattissimi noi.
Il quinto, io. Cioè uno che non è abituale di questo tipo di feste, ma conosce gran parte di quelli che ci sono. Quindi si bipolarizza tra allegra e disinteressata pirlaggine sui pezzi più tamarri che passano e tacita osservazione da seduto in parte, facendosi trasportare più dal sonno che dal sàund del diggèi, o dall’alcool mattissimo.
Il/la sesto/sesta, quello/quella che non c’entra proprio nulla. Che ci fa lui qui? Cioè, boh. Uhm. Starà seduto.
Il/la settimo/settima, invitato standard. Lui/lei è qui e chiacchiera urlando, conosce la ragazza bisognosa d’attenzione, dà più attenzione alla sua amica indifferenza, magari fa una capatina in bagno, poi ballicchia alla meno peggio agitando le gambe, se fuma esce a caso quando se la sente o quando ci sono i suoi frènds fuori. Insomma, sì, si diverte, ye.
Uff. È il momento di mettersi seduti e stare a guardare, domani sarà tutto diverso, m’immagino questo posto sgombero, illuminato e senza nessuno. Poi piano piano mi accorgo di avere sempre più sonno… Comincio a studiarmi gli invitati, mi chiedo perché. Ne scriverò sul blog dopo, boh, non ce n’è bisogno… Che ore sono?
Buonanotte…