Un Luogo Comune

per non dare nulla per scontato

Archive for novembre, 2012

18 novembre
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Fenomenologia delle feste da liceali

Primo approccio con la casa deserta dei parenti dei vicini di chi dà la festa: positivi. È abbastanza piccola, ma lascia possibilità di scoperta di spazi ulteriori, oltre alla sala principale dove sono posizionati una piccola consolle e due casse di potenza medio-alta.  Inizia la playlist: dalle zarrate di serie Z si passa ad una House leggermente più passabile, poi ancora le tarrate più in voga al momento, tipo MTV remixata. In realtà anche l’ambiente è tipo MTV remixato. Lucine improvvisate e lampadari a bassa intensità. La musica non è ancora troppo alta, si può far conoscenza dei personaggi.

La prima, inevitabile, onnipresente ed inesorabile è la ragazza bisognosa di attenzioni. Ce n’è sempre una, che tu sia ad una festa come questa o che tu sia a giocare a tombola in oratorio. Finge di essere ubriaca dopo mezza birra, ti comunica la finta ansia più idiota che le passa per la testa e tu (dannazione) te la ricorderai per questa finta ansia, non per il suo nome o per come è vestita, ma solo per come finge di atteggiarsi. Il massimo dialogo che avrai con lei sarà del tipo “Ciao, io sono strana per questo… uoo”, “Sì anch’io sono strano, ma per quest’altro… uoo”. Insomma, un’accozzaglia di non-senso.

La seconda, altrettanto onnipresente, è la ragazza che è stata invitata, ma si è portata dietro la ragazza bisognosa d’attenzioni sopracitata e adesso non se ne stacca più. Non è assolutamente possibile ricordarsi nulla di lei, se non che lanciava occhiate ridicole al tuo amico. Per il resto totale indifferenza.

Il terzo, il diggèi con l’accento milanese che tiene sott’occhio la situa, uè. Cioè, lui mica è qui per divertirsi o perché è stato invitato, lui è superiore, cioè, senza di lui sareste tutti a casa a guardare una fiction. Magari su MTV.

Il quarto, il socio del diggèi. Cioè, lui è il più faigo dei faighi, per questo ha il diritto di stare dietro la consolle e andare in mezzo alla sala solo quando gli scappa, per il resto non ha utilità alcuna, ma viene ugualmente lodato quando porta l’alcool. Perché siamo mattissimi noi.

Il quinto, io. Cioè uno che non è abituale di questo tipo di feste, ma conosce gran parte di quelli che ci sono. Quindi si bipolarizza tra allegra e disinteressata pirlaggine sui pezzi più tamarri che passano e tacita osservazione da seduto in parte, facendosi trasportare più dal sonno che dal sàund del diggèi, o dall’alcool mattissimo.

Il/la sesto/sesta, quello/quella che non c’entra proprio nulla. Che ci fa lui qui? Cioè, boh. Uhm. Starà seduto.

Il/la settimo/settima, invitato standard. Lui/lei è qui e chiacchiera urlando, conosce la ragazza bisognosa d’attenzione, dà più attenzione alla sua amica indifferenza, magari fa una capatina in bagno, poi ballicchia alla meno peggio agitando le gambe, se fuma esce a caso quando se la sente o quando ci sono i suoi frènds fuori. Insomma, sì, si diverte, ye.

Uff. È il momento di mettersi seduti e stare a guardare, domani sarà tutto diverso, m’immagino questo posto sgombero, illuminato e senza nessuno. Poi piano piano mi accorgo di avere sempre più sonno… Comincio a studiarmi gli invitati, mi chiedo perché. Ne scriverò sul blog dopo, boh, non ce n’è bisogno… Che ore sono?

Buonanotte…

14 novembre
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Pubblicità che ti cambiano la vita

Interrompiamo le trasmissioni pseudo-poetiche da cameretta per un breve intermezzo pubblicitario.

Non so se qualcuno ha visto girare in televisione questo gioiellino della produzione televisiva universale, questa perla degli spot, questo punto di non ritorno che ci coglie impreparati nella nostra vita quotidiana… ebbene sì, parliamo della pubblicità del Polident!

Visto che le parole non sanno definire un così azzeccata espressione della cultura umana, vi posto il video. “Ma lasciamo perdere le chiacchiere, ma godetevi lo spettacolo.” (citazione del sommo Adriano Panatta)

Bene. L’avete visto e il vostro animo si sente già rinfrancato per l’incredibile novità arrecata alla vostra esistenza di tutti i giorni, ma analizziamo insieme i motivi che fanno della pubblicità del Polident qualcosa di assolutamente assoluto.

  • Una commovente Liana Pederzani. È in lei che sta tutta l’essenza di questa opera. Tralasciando l’indiscussa ed  invidiatissima bellezza meramente estetica di questo personaggio, guardiamone gli sguardi, le movenze, l’incantevole voce! Insomma, non c’è da stupirsi dello sguardo ammaliato dell’uomo dalla bicicletta rossa.  
  • La trama. Ti lascia mozzafiato. Inizia tutto con la piacevole conoscenza di Liana, che come si presenta ci dice che ha la dentiera e usa Polident. Non abbiamo smesso d’innamorarci di questa sorprendente postina, che comincia a raccontarci del suo disagio nell’affrontare il cibo dai pezzi piccoli. Sotto la sua drammatica espressione, il punto più toccante dell’opera. Grazie al cielo il tutto si conclude con la comparsa miracolosa di una salvifica Maria Gaggiani, esperta Polident – Secondo le fonti ha realmente conseguito un master in “Polident” ad Oxford – che ci permette di rivedere libera, serena e rinnovata Liana Pederzani. 
  • La sceneggiatura. Decisamente la ciliegina sulla torta di tutto il complesso. Analizziamo i sapienti dialoghi.

LIANA: Sono Liana, ho la dentiera e uso Polident. [Presentazione ad effetto, andiamo subito al sodo, non c’importa cosa fai, lo capiremo dopo dal giubbotto catarifrangente indossato a caso in pieno giorno, a noi c’importa della dentiera] La gente quando mi vede mi riconosce [sfido io, è proprio un bel bocconcino!] e mi chiede anche perché sanno che io il prodotto lo uso. [Incredibile la forte presa di posizione in contrasto con la società. Non solo se ne sbatte delle concordanze tra verbi, ma non ha peli sulla lingua e tutta la città sa che lei usa IL prodotto.] Prima, avendo anche la dentiera ben salda, qualche pezzettino di cibo passava lo stesso. [che dramma, che pathos!]

MARIA: Con Polident Free basta una piccola quantità [di che cosa è sottinteso, ma chissene frega] per aiutare a prevenire le infiltrazioni di cibo. [Incredibile il parallelismo con frasi di organizzazioni no profit tipo: Con Unicef, basta una piccola rinuncia quotidiana, per aiutare a prevenire la diffusione della malaria in centrafrica. Loro ci tengono alla tua dentiera!]

[Ma il bello, il senso, il logos di tutto quanto arriva solo ora]

LIANA: Adesso con Polident davanti ad una bella fetta di lampone, me ne mangio due fette. [Non sto a dilungarmi su inutili elogi a questa frase più che geniale]

SPEAKER: Polident, libertà di parlare, mangiare e sorridere.

LIANA: Ah io glielo dirò [ci sono varie interpretazioni, aglio io glielo dirò, ah io lo dirò…] che Free vuol dire “Libero”. [Enigmatico riferimento a una terza persona, certamente è un’espressione visionaria che noi non possiamo comprendere]

Insomma: opere come questa non passano inosservate, ma entrano profondamente e decisamente nelle nostra quotidianità. Ci lasciano diversi, consapevoli, maturi, nuovi. Sono pubblicità che ti cambiano la vita.

Nonostante ciò alcuni misteri restano irrisolti: con chi ha parlato Liana per tutto il tempo? E soprattutto… Che diavolo è Polident di preciso?

 

12 novembre
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16:35

Preziosissima luce,

candore innamorato,

lasci un petalo rosso

ad ogni metro di prato.

 

Ad ogni nuovo sguardo

combini un cielo diverso.

Scusatemi il ritardo,

mi ero perso tra le foglie.

11 novembre
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Così per fare

07 novembre
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Foglie.

Pagine sfogliate,
Respiri strozzati,
Scatti di penne,
Vibrazioni e
Silenzio.

Auto spente,
Tronchi bruciati,
Alberi d’autunno,
O solo in fiamme?

Finestre accese,
Porte chiuse,
Le sette di sera,
Brina e marciapiedi.

Scarpe bagnate
E fotografie
Della scorsa estate.

Quando calpesti
Le foglie, ascoltale
Morire.