Un Luogo Comune

per non dare nulla per scontato

Archive for aprile, 2012

23 aprile
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Incontro

E fu il vuoto.

E fu il nulla.

E fu il pianto.

E il pianto alzò da sé lo sguardo,

e quando urlò, finalmente

il Grido esplose nel buio.

 

E fu luce.

E fu un altro.

E l’Altro ama,

ancora.

20 aprile
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Stretti

Mi lasci

un profumo non mio,

un sorriso non mio,

uno sguardo non mio

e mi accorgo

che la vita tutta non è mia,

e in questo vivo.

Fino al punto da non

essere mai

solo.

Vertiginosamente

vicini.

06 aprile
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Rimini

Distesa, a prendere il sole

e ad aspettare la pioggia.

Conoqui le tue strade la notte,

quando ti concedi ai viandanti

e agli innamorati –

adoperando la luce della luna –

ricordi l’Amore.

Malinconia di qualcosa

in grado di cambiare;

Luci di Rimini,

rumore di mare,

tra le automobili, flebile,

Sussurra: “t’amo”.

04 aprile
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Venerdì Santo – Francesco Guccini

In questa Settimana Santa di piovigginante città semiprovinciale è impossbile non lasciarsi prendere dalla tanto amata malinconia. E guardando le gocce sul vetro e le nuvole che coprono Città Alta la canzone che continuo  a suonare è Venerdi Santo di Guccini: ascoltiamola insieme.

Titolo: Venerdì Santo

Artista: Francesco Guccini

Album: Folk Beat N° 1

 

Questo il testo

Venerdì Santo, prima di sera, c’era l’odore di primavera;
Venerdì Santo, le chiese aperte mostrano in viola che Cristo è morto;
Venerdì Santo, piene d’incenso sono le vecchie strade del centro
o forse è polvere che in primavera sembra bruciare come la cera.

Venerdì Santo, stanchi di gente, siamo in un buio fatto di niente
Venerdì Santo, anche l’amore sembra languore di penitenza
Venerdì Santo, muore il Signore, tu muori amore fra le mie braccia,
poi viene sera resta soltanto dolce un ricordo: Venerdì Santo…

Venerdì Santo, prima di sera, c’era l’odore di primavera;
Venerdì Santo, le chiese aperte mostrano in viola che Cristo è morto;
Venerdì Santo, piene d’incenso sono le vecchie strade del centro
o forse è polvere che in primavera sembra bruciare come la cera.

Venerdì Santo, stanchi di gente, siamo in un buio fatto di niente
Venerdì Santo, anche l’amore sembra languore di penitenza
Venerdì Santo, muore il Signore, tu muori amore fra le mie braccia,
poi viene sera resta soltanto dolce un ricordo: Venerdì Santo…

Si nota subito l’utilizzo del tempo presente. Questo particolare non è indifferente, infatti pone la morte di Cristo nella descrizione concreta delle malinconiche strade del centro. Accorgersi di come la ricorrenza della morte di Gesù Cristo abbia quasi un ripercuotersi nella situazione presente vuol dire ammeterne la divinità, vuol dire sentire sulla propria pelle un cambiamento causato da qualcosa che non è più una ricorrenza fine a sé stesso, ma diventa un avvenimeto presente, se Criso è divino è ancora presente, ancora morto, ancora risorto: ancora. Ma Guccini smonta le mie costruzioni teologiche con il verso quasi cinico “Venerdì Santo, stanchi di gente, siamo in un buio fatto di niente” viene svuotata di divinità la Realtà. Attenzione, questa realtà non perde la sua capacità di provocare reazioni e sentimenti nell’attento osservatore (“Venerdì Santo, anche l’amore sembra languore di penitenza“), ma senza Divinità resta il fatto, le strade piene d’incenso sono lì, provocano, ma sono un nulla destinato al nulla. Questo è il Buio fatto di niente nel quale l’autore vive. Il mio pensiero è diverso, ma questa è un’esperienza personale, che non sminuisce assolutamente l’impressionante eloquenza di queste quattro strofe.
Buon Venerdì Santo e buona Pasqua a tutti!

 

04 aprile
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Solo un uomo

Ho visto Cristo parlarmi

nei tuoi occhi splendenti,

ho visto Cristo amarmi

in quei candidi momenti

di stelle e di fiori,

negli eterni istanti

d’immensi colori.

 

Ma in questo languore,

in questo grigiore

lo vedo, lo sento ancora

morire ucciso ora dopo ora.

Nei clochard che taciti soffrono,

nei muri che al nulla gridano,

nel tempo che sputo, ingrato e duro

nel pallido piovere lento venturo.

 

Non lo vdete?

Bianco e sofferente

trascinar la croce pesante

tra la Stazione e Porta Nuova

Aspettando che piova,

non vedete Dio

sudare amore?

 

Ed era solo un uomo,

ma lo sento morire.