L’ho sempre detto che
Porta Vittoria
Non occorre accendere la luce,
viene dal cortile
opaca sul vetro del bagno.
Mi sanguinano le nocche dal freddo,
c’è buio intorno se ti penso.
A Porta Vittoria un buco immenso,
con le reti e i blocchi di cemento,
tra casa tua e la strada
se passa la 90 è la volta buona che salgo
è la volta buona che torno.
Scivolavo
Quando ero
piccolo scivolavo
Il primo ritardo
Il telefono é sporco di sangue,
la bici un vagone più in là,
il primo ritardo che le ho dato,
il primo taglio che mi ha dato.
Quando passa sull’Adda
il treno rallenta
come se fosse un diritto di tutti
guardare giù.
Nelle immagini ho una tua fotografia:
con tanta luce e la camicia
e le lentiggini,
ogni tanto la guardo
per ricordarmi che sei bella
e allontanare il buio,
la paura che crolli il ponte
e l’Adda decida di
Via Carnate e neon intermittenti,
a Francesco non importa più
che esistano davvero.