Piccolo Poemetto Inutile: Io e il gatto
A Sergio Corazzini
Pioveva, aumentava,
diluviava e mi nascosi,
pallido, sotto a una tettoia.
Scorsi un gatto, un micio
di mezza età, ripararsi
sotto ad un automezzo.
Mi guardava, mi guardava
da molto ed io, sognando
il tepore della sua pelliccia,
provai a sedurlo.
Mossi le dita e feci
stupidi suoni con la bocca.
A lungo lo chiamai e
sentii il peso forte della sua
assenza sulle mie gambe.
“Oh gatto! Oh bel micio peloso!
Non vedi che io e te
siamo ugualmente miseri?
Non senti che ci nascondiamo
dalla medesima pioggia?
Non senti che ci difendiamo
a vanvera, io e te?
Non capisci che siamo
naufragi della stessa solitudine?
Perché non attraversi il cortile
e vieni sulle mie gambe storte?
Sarà un millimetrico
caldo al cuore!”
Ma lui ancora mi fissava
e chiuse lento gli occhi.
E mosse un poco la coda.
Fermo.
La verità è che io,
nella superbia delle mie
sinapsi,
sono più misero.
Sono più ridicolo.
Sono più debole.
Sono più piccolo.
E continua a piovere.