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11 giugno
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Molto Forte Incredibilmente Vicino: Ecco perché fa cagare

Settimana scorsa sono andato al cinema per vedere  Molto Forte Incredibilmente Vicino di Stephen Daldry.

Non l’avessi mai fatto. Ecco i motivi per cui lo sconsiglio violentemente a tutti.

1. Piagnistei: Stimando delle cifre alla fallus canis direi che per il 60 % del film c’è gente che piange o che è sul punto di farlo. Per il resto del tempo è il pubblico sul punto di piangere. Insomma, se volevo piangere come un fallito stavo a casa a leggermi la pagina dei morti su L’Eco di Bergamo. Non puoi fare un film basandolo sui piagnistei! Ma il peggio sono le conseguenze: Lo spettatore ne esce impassabile. Appena uscito dalla sala avrei potuto vedere un gattino ucciso da una gang di randagi e non avrei versato lacrima. Non ne potevo veramente più. Inoltre non è per nulla lodabile il pietismo e opportunismo che gira intorno le vicende dell’11 settembre.

2. La trama: Ok. L’idea era bella. Un bambino con un buon numero di complessi psichiatrici perde il padre l’11 settembre del 2001, l’anno dopo trova una chiave tra le cose di papà e passa un sacco di tempo per capire che cosa aprisse. Non è il massimo, ma fico. Il problema sta nel fatto che questa trama è sviluppata nel peggiore dei modi. Poche le scene di ricerca, che tengono il pubblico in attesa del risultato e tante le scene di problemi psicologici familiari, per i quali rimando al punto uno.

Guardare il trailer per capire cosa hanno rovinato.

3. Il protagonista: Il ragazzino in questione è evidentemente disagiato socialmente e scioccato psicologicamente. Inoltre di sua natura ha un tot di sindromi psichiatriche che accompagnano la sua genialità intuitiva. Un personaggio del genere è difficile da rendere, sia come regia che recitazione, ma Thomsa Horn recita proprio male! Povero, magari è stata solo la noia pazzesca a portarmi a notare ogni errore e incapacità recitativa, ma solo il fatto che un personaggio così complicato annoi lo spettatore dovrebbe essere indicativo. Inoltre dopo un po’ il pubblico è inesorabilmente condotto a una sorta di odio nei confronti di questo ragazzino complessato. Ma queste sono scelte. (e se non è così voglio convincermene).

4. Il senso: Quando hai finalmente concluso 129 interminabili minuti di film ti dici: “Bene. Ora?”. Il film è pieno di dettagli no-sense (o comunque mooolto ermetici) e il senso complessivo è nascosto dietro una coltre di casino esistenziale (e di lacrime, se non si fosse capito). Praticamente la ricerca della vita è interminabile e le ingiustizie hanno un senso che se non capisci allora soffri. Al che sorge spontanea una profonda, vera e densa riflessione: “Ma ci voleva tutta questa montagna di merda per farcelo capire?!?” Bah. Continuo tuttora a chiedermi perché diavolo abbiano girato un film così pietoso. Ecco, giudizio complessivo e totalizzante del tutto: Pietoso.

Ed ecco i due dettagli fichi che hanno provocato una reazione diversa dalla noia in me durante la visione.

1. Asperger: Fino ad oggi ne avevo sentito parlare solo nell’omonima canzone dei Cani, ma in questo film il ragazzino dice “Mio padre mi ha fatto fare dei test per la sindorme di Asperger”. Sorrisone d’intesa.

2. Le parolacce: Che il bambino sia strano l’abbiamo capito. Che il padre gli abbia dato un’educazione particolare l’abbiamo capito, ma perché deve celare le parolacce dietro a divertentissimi giochi di parole, che, nella valle di lacrime sopra descritta fanno sganasciare? Esempi? “Vaffantubo!”; “Pizzo di sottana!”.Spero non si tratti di scherzoni dei traduttori per rendere il tutto leggermente più simpatico.

 

In conclusione: non andate a vederlo. Non fatelo.