Un Luogo Comune

per non dare nulla per scontato

16 dicembre
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Niente canzoni d’amore per uno scrittore adolescente

Ho un amichetto che torna a casa e scrive anche se è tardi. Quindi pubblico quello che scrive, ogni tanto.

di Paolo Bontempo

Questa non è la solita prosa impostata del sabato sera, è solo una cosa fine a se stessa, fine allo stress, inutile come non mai, ma mai eccessivamente bella, protesa verso. Ho 15 anni adesso, e ho bisogno di spazi larghi, di vedute strette, di inquadrature nuove, più interessanti del tuo sguardo, più lontane dei tuoi occhi. Ho 16 anni adesso, ma non me ne capacito, solo sono un po’ più stronzo, disilluso e utopicamente spinto a capire, la bellezza della merda, il movimento delle tue pupille. Non ho niente adesso, o almeno così sembrerebbe da quanto non scrivo. Penso sempre a quanto innamorarsi sia bello. Tu, ad esempio, “Ti amo”, non dirmi che non mi ami, ho visto come mi guardi quando mi volti le spalle, come mi osservi quando dormi, come parli quando canti, come sono scemo ancora adesso. Eppure io credevo di volerti bene, poi mi sono chiesto “Ti amo?” e allora ho avuto paura di spaventarmi, timore di entrare in un vortice caldo di sensazioni controproducenti, di asfissie giovanili, di grida selvagge, di morti sicure. Amare è decidere in realtà, se non scegli rimani immobile a crucciarti per non esserti deciso a mandare affanculo qualcuno, di non essere riuscito almeno a convincerti del contrario di non sai bene che cosa.

Non ho niente neanche adesso, lo capisco dai suoi occhi. Lei mi amava mentre ti amavo, e ora che la amo non mi ama più, e poi dicono che la morte sia una brutta cosa se se ne abusa, se si smette di vivere per un attimo veloce, se cominci a solidificarti e a scioglierti di tutte le preoccupazioni. Ora devo cercare chi mi ama mentre la amo, me se non la amo come posso uscirne? Come posso pretendere di trovarti? Esci fuori, urla, grida, “è Dio che mi ha mandata”, allora ci sposeremo, ci stancheremo subito e poi avremo dei figli, dei nipoti, degli impegni, delle rotture di coglioni, dei film da vedere insieme. Scoprirò un giorno un posto in cui chiamarmi Domenico, in cui navigare sul male, in cui tuffarmi senza fretta.

Non ho niente neppure adesso che non so quanti anni ho. Dovrei dire che non ho niente neppure adesso, ma non me la sento. Sarà che ho una melodia che mi continua a girare in testa. Sarà che ho mal di testa da 17 anni. Sarà che dico troppe parolacce. Dovrei continuare a dire che non ho niente neppure adesso, ma non me la sento. L’istinto mi sta conducendo, e potrei aver detto cose a cui non credo, prima, e forse lo farò anche dopo. Dovrei continuare a dire che non ho niente neppure adesso. Però guardo fuori dalla finestra, per un attimo, e mi accorgo che la tapparella e abbassata, che la luce è spenta, che non è possibile.

 
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