“Mi scusi, non ho tempo”. La signora coi capelli ossigenati si avvia di fretta verso l’uscita della metro. Poche speranze, ormai. Sarà tipo la settima che ferma. Dai, ancora una. “Guardi, non è il caso, cioè adesso… è una giornata già abbastanza di merda…” la signorina universitaria continua a parlare, ma pian piano che se ne va la sua arrabbiatura sfuma nella folla. Parla solo per sé stessa, a quanto pare, senza un reale interlocutore. “Mi piacerebbe esserle d’aiuto, ma guardi, io non sono qualificato, si rivolga a qualcuno di più professionale” e anche il pelato se ne va; le luci al neon si riflettono parallele sul suo cranio. “No, guardi – scuote la testa e continua a parlare al telefono – scusa un tizio messo male mi ha fermato in metro, dicevi?”
In terra. Il tizio messo male è sdraiato in terra e guarda il soffitto sporco e si accieca di luci artificiali. Sente il gelo del pavimento sporco di morte. La gente/folla gli passa attorno. Una mano lungo il fianco, l’altra verso la testa. Le gambe semiaperte. Una ragazza si china appena un po’: “Oddio. Ma le serve una mano?” “Niente. Non è niente.”
“…”
“Mi scusi, non ho tempo”
Place your comment